100 ANNI DI MARCEL MARCEAU Stampa

marcel marceauMarcel Marceau, nato a Strasburgo il 22 marzo 1923 oggi avrebbe compiuto 100 anni!! Già all'età di 5 anni era rimasto affascinato vedendo al cinema i film di Charlie Chaplin; ad attrarlo era soprattutto il personaggio di Charlot, l'iconico vagabondo del cinema muto. Da bambino si divertiva a improvvisare scenette teatrali per i suoi amici, sullo stile di Charlot.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale domenica 1º settembre 1939, la famiglia Mangel obbedì all'ordine governativo di evacuazione verso la Francia del sud e, perciò, si rifugiò a Limoges.
Nel 1942 Marcel si unì con il fratello Simon (Alain) e il cugino George Loinger ad un gruppo di resistenza francese, che in seguito divenne parte dell'organizzazione Francs-tireurs et partisans (FTP). Nei documenti falsi Marcel e il fratello adottarono il cognome di Marceau, in onore di un generale della Rivoluzione francese, cognome che Marcel poi conserverà come nome d'arte nel dopoguerra.
L'esperienza della guerra gli insegnò tratti importanti della pantomima: la vita nascosta, il silenzio forzato, la paura di tradire se stessi. Marceau probabilmente interpretò la sua scena migliore già nel 1943, quando fu prelevato dalla Gestapo nella metropolitana di Parigi. Come ricercato combattente ebreo con carte false, riuscì a reprimere la sua paura e a interpretare il ruolo di innocente civile. Le sue capacità di autocontrollo fisico si rivelarono ancora una volta utili, quando nel 1943 per ben tre volte fu incaricato di accompagnare clandestinamente gruppi di bambini ebrei da un orfanotrofio francese in Svizzera, usando le sue doti mimiche per tenere buoni i piccoli durante il tragitto.
Grazie alla sua buona padronanza dell'inglese, del francese e del tedesco, fu ufficiale di collegamento della 3ª Armata degli Stati Uniti sotto il generale George S. Patton.
Fino al 2001, quando gli venne conferita la medaglia Raoul Wallenberg, Marceau non aveva mai parlato del suo passato nella Resistenza, perché come disse allora:
«Le persone che sono tornate dai campi di concentramento non sono mai state in grado di parlarne ... Mi chiamo Mangel. Sono ebreo. Forse questo, inconsciamente, ha contribuito alla mia scelta del silenzio.»